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Conservativa

 

Fra tutte le problematiche in cui i nostri denti possono incorrere, sicuramente il sopraggiungere di una o più carie è il fenomeno di gran lunga più frequente. Purtroppo, per quanto resistente, il cavo orale è particolarmente sensibile in questo senso ad alcuni agenti esterni: un’alimentazione ricca di zuccheri, un’igiene orale deficitaria e molti altri fattori ambientali possono favorire il proliferarsi di carie, tipicamente presenti nei denti laterali sia inferiori che superiori.

 

Tuttavia, la tecnologia medica attuale consente di fronteggiare questo problema senza necessariamente dover intervenire in modo altamente invasivo o con sostituzioni complete del dente: in questi casi, ci vengono in soccorso le migliori tecniche di odontoiatria conservativa.

 

In quali casi è possibile intervenire in modo conservativo?

 

Il principio base di questo tipo di approccio è quello di ripristinare, anziché sostituire. In questo senso tali terapie consentono di ricostituire il tessuto dentale danneggiato a causa di una carie, ma anche eventuali porzioni “perdute” a causa di fratture o incidenti di qualsiasi genere.

 

Si tratta di veri e propri restauri del dente, che a loro volta si distinguono in due specifiche tipologie: quelli diretti e quelli indiretti.

 

I restauri diretti sono interventi tipici per danni minimi o medi di una carie. In altre parole viene rimosso il tessuto dentale danneggiato e il dente viene ricostruito nella porzione mancante. La caratteristica principale di questo tipo di intervento è la velocità (generalmente è possibile completare il lavoro in un’unica seduta della durata di circa un’ora).

 Per carie più profonde, con conseguente perdita copiosa di tessuto dentale danneggiato, si ricorre invece ai restauri indiretti, o intarsi. In questo caso, la procedura necessita di due specifiche sedute: la prima volta a rimuovere il tessuto danneggiato ed eliminare, di fatto, la carie. In quella stessa seduta viene anche rilevata un’impronta estremamente precisa della conformazione del dente, un vero e proprio calco utile a ricostruire in laboratorio la porzione di dente mancante (che in questi casi, abbiamo appurato, può essere piuttosto estesa).

 

Cosa importante: nel tempo intercorso tra una seduta e l’altra il paziente non avvertirà alcuna mancanza, poiché sarà dotato provvisoriamente di un’otturazione incredibilmente resistente.

 

Nella seconda seduta, infine, viene applicata la parte mancante di dente e si procede con la cementificazione, che permette alla nuova porzione di saldarsi perfettamente con il dente stesso costituendo, di fatto, nuovamente un corpo unico. I risultati sono assolutamente straordinari, grazie a un’efficacia totale sia dal punto di vista tecnico che estetico (non viene rilevata alcuna differenza cromatica).